Alessandro Ferri con artisti di Roma (giugno 2009)
Alessandro Ferri con Fausto Cigliano nel 2009 |
Fausto Cigliano (Napoli, 15 febbraio 1937 – Roma, 17 febbraio 2022) è stato un cantante, chitarrista e attore italiano, popolare soprattutto negli anni cinquanta e sessanta.
Figlio di un comandante dei Vigili Urbani, vince il Festival di Napoli nel 1959 con la canzone “Sarrà chi sà”, cantata assieme a Teddy Reno. Negli anni cinquanta prende parte ai film “Classe di ferro”, “Guardia, ladro e cameriera”, “Ragazzi della marina”, “Cerasella”. Partecipa alle edizioni del Festival di Sanremo dal 1959 al 1962, e si ripresenta nel 1964 interpretando il brano “E se domani”, che diverrà un notevole successo nella versione di Mina.
Trascrizione della testimonianza di Fausto Cigliano su Pino Rucher
“Ricordo sempre con “intensità” e
nostalgia la chitarra elettrica di
Pino Rucher che mi ha accompa-
gnato a Sanremo e in tante
incisioni, tra cui il disco “Sarrà
chi sà - Scurdammoce ’e ccose d’o
munno” e il disco “Tu si tu”, “L’ammore
fa parlà napulitano” con l’orchestrazione
di Ennio Morricone; proprio con
Ennio Morricone incisi “Nuddu” e sempre
in quella colonna sonora del film “Un
bellissimo novembre” riascolto sempre
con emozione l’assolo di Pino Rucher.
Caro Pino Rucher essendo anch’io chitar-
rista il mio trasporto e giudizio sul tuo
stile sarà sempre presente!!!
Fausto Cigliano”
Alessandro Ferri con Toni Santagata nel 2009 |
Toni Santagata, anche nella grafia Tony Santagata (Sant’Agata di Puglia, 9 dicembre 1935 – Roma, 5 dicembre 2021), è stato un cantautore e cabarettista italiano. All’anagrafe Antonio Morese, scelse il nome d’arte per eterna fedeltà al suo paesino medievale Sant’Agata di Puglia, in cui conservò la residenza, benché dimorasse a Roma, dove cominciò la sua carriera, fatta di successi discografici, partecipazioni a trasmissioni radio e TV in qualità di cantante, cabarettista e conduttore, concerti in giro per l’Italia e tournée mondiali, che lo portarono ad esibirsi al mitico “Madison Square Garden” di New York.
Uomo di spettacolo a tutto tondo, scrisse la nota canzone “Squadra Grande” (sigla TV di Gold Flash – Domenica Sprint), ma soprattutto ottenne una grande popolarità con le sue canzoni in dialetto, quali “Quant’è bello lu primm’ammore”, “La zita”, “Li strascenete”, “Lu Maritiello” (quest’ultima da lui lanciata alla trasmissione Canzonissima 1974/75).
Il cantante dei Monti Dauni ricordò più volte i suoi studi al Liceo Classico di Manfredonia, città natale del chitarrista Pino Rucher, di cui Santagata si avvalse per alcune incisioni, come la canzone “E mi vien voglia”, particolarmente amata dal cantante e da lui inserita come sottofondo del suo sito ufficiale, con la struggente chitarra di Rucher in assolo e a chiusura del brano, quale suggello di un testo molto evocativo, che descrive il calore di un borgo paesano.
Toni Santagata era un uomo solare e ricco di verve, ma nel contempo piuttosto nostalgico, e, in occasione di uno spettacolo tributo al chitarrista Pino Rucher, volle inviare un suo pensiero di commosso ricordo del collega, che venne letto nella piazza del duomo di Manfredonia il 5 ottobre 2008, in una serata condotta dal critico musicale Dario Salvatori e dalla soubrette Floriana Rignanese, la quale con il dovuto trasporto diede lettura del pensiero di Toni Santagata.
L’amabile scrittura di Toni Santagata, che tanto si è attivato per il recupero del dialetto, quale veicolo di saggezza popolare, traspare fulgida in questo prezioso omaggio poetico al chitarrista Pino Rucher e inoltre rappresenta un attestato di amore per Manfredonia, per i ricordi degli studi classici e dell’adolescenza del cantante, il quale ripaga Rucher per avergli offerto la sua preziosa chitarra nell’incisione della canzone “E mi vien voglia”, evocante Sant’Agata di Puglia.
Trascrizione della testimonianza di Toni Santagata su Pino Rucher
“Mio carissimo Pino Rucher,
Tu, a quest’ora, sarai certamente affacciato alla
finestra della tua nuvola, dove dimori con tutti i grandi
musicisti. Hai un’occasione unica: chiama vicino a
te un altro illustre maestro, il nostro “comprovinciale” Umberto
Giordano e fallo partecipe di questa scena incomparabile:
mostragli il golfo affatato di Manfredonia con il porto
trapuntato da mille lucine accese, e, un po’ più su, a
qualche centinaio di metri, una magica piazza, dove si sta
svolgendo la manifestazione che tu hai sempre sognato.
Là, nella sacra piazza del Duomo, a pochi metri dal
monumento a Papa Giovanni XXIII, stanno festeggiando
proprio te, caro Pino. Un tuo degno nipote, Emiliano,
ha pensato di invitare tanti artisti, cantanti e musici-
sti per elogiare la tua arte. Chi ti scrive è un tuo
amico, Toni Santagata, che tu conoscesti a Roma
tra la fine degli anni ‘50 e i primi anni ‘60 e con la
tua chitarra desti un tocco di classe alla regi-
strazione di alcune sue canzoni (di successo?!) Eri fantastico:
poche prove ti bastavano per interpretare motivi a te sconosciuti.
Avevi un tocco morbido, quando il brano volgeva al senti-
mento; ma sapevi, come pochi, trovare la pennata giusta per
accordi e ritmi incalzanti. Modernissimo, primo tra tanti
colleghi, avevi saputo piegare la tua chitarra elettrica a movi-
menti ritmici di provenienza americana, a colori pretta-
mente italiani: i tuoi colori!! Ricordo che, dopo averti
spiegato quale era il mio linguaggio musicale, il messag-
gio che volevo esprimere, sapevi soddisfare il mio desiderio e
dare il tuo contributo di raffinato musicista alle mie compo-
sizioni. Cantabili sì, ma filtrate attraverso la “vera”
cultura della nostra più sofisticata tradizione. Niente
arpeggi banali, ripetitivi, quelli usati da pseudo-musici-
sti che usano tre accordi all’infinito, spesso approssimativi.
(Dove intellettuali da strapazzo credono di trovare
l’autenticità della nostra musica popolare!) La tua era
un’arte pura, colta come tu eri, e come io, autore dei brani,
ti chiedevo di essere. Quando le nostre chitarre, in quelle
occasioni, si sono intrecciate, hanno prodotto suoni precur-
sori e innovativi.
Grazie Pino, questo è il momento di ricordare un’intesa
interrotta qualche anno fa, quando con nostalgia si parlava
dei miei anni di scuola a Manfredonia, delle ragazze
tutte bellissime a illuminare il Corso sempre in festa,
delle passeggiate al Castello e all’acqua di Cristo. Si parla-
va del golfo incantato con le cento barche a vela bianca,
la cui visione mi stregò la prima volta in cui il treno mi
portò in questa città e che io, da sempre, ho eletto a
mia seconda patria. Un bacio, Pino Rucher, goditi
questo tuo splendido momento, te lo meriti. Speriamo
di rinnovarlo ancora. Un bacio anche a te, Manfredonia
tutta, da Antonio Morese “in arte”
Toni Santagata”
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