mercoledì 12 agosto 2015

Alessandro Ferri con artisti di Roma (marzo 2010)

Alessandro Ferri con artisti di Roma (marzo 2010)

Alessandro Ferri con Franco Potenza nel 2010

Franco Potenza, nome d’arte di Francesco Potenza (Roma, 23 gennaio 1922 – Roma, 6 settembre 2011), è stato un compositore, musicologo, direttore d’orchestra, di coro e di banda, conduttore radiofonico italiano.
Oltre alla vasta produzione nell’ambito delle colonne sonore per televisione, documentari e cinema, fra cui la composizione delle musiche corali del film “Il tormento e l’estasi candidato all’Oscar alla migliore colonna sonora, esperto di storia del folklore in Italia (grande successo ebbe la sua rubrica per la radio "Folklore in salotto", condotta dal 1969 al 1977), ha dedicato la sua vita alla conduzione di cori polifonici, per cui ha arrangiato circa 300 brani per 3, 4 e 5 voci.


Trascrizione della testimonianza di Franco Potenza su Pino Rucher
Roma 4/3/2010
Fra tutti gli strumenti che ci ha offerto la
Storia della Musica, di recente produzione,
comparsa verso gli anni ‘40, è la chitarra
elettrica. È uno strumento di non facile
comprensione per chi non è addetto ai lavori e
che si può accostare alla batteria.
È possibile far cantare questi due strumenti
traendone dolcezza e passione? Riprendendo un
concetto di B. Croce, possiamo dire che qualora
questi strumenti venissero suonati in modo da
creare emozione e dolcezza non troviamo
differenza tra essi e i violini. Tra i tanti
chitarristi che hanno avuto la capacità di
commuovermi, ricordo Pino Rucher che ha
lavorato per me in molti miei films e
documentari, tra cui “Dal nostro inviato in 
Danimarca”, in Stevenson (tutti i suoi film)
e in “E venne un uomo”, ecc.
Lo ricordo anche suonare la chitarra elettrica
da solista nei tanti films in cui ho
diretto i cori, tra cui “Fumo di Londra”,
“Io amo, tu ami”, ecc.
La scomparsa di Pino Rucher mi ha
addolorato come la perdita di un caro
amico

Franco Potenza

Alessandro Ferri con Ettore “Raoul” Lovecchio nel 2010

Il cantante Ettore Lovecchio (in arte “Raoul”), in un pensiero autografo scritto di suo pugno del 4 marzo 2010, rammenta Pino Rucher quale chitarrista solista nelle colonne sonore “Arizona Colt” e “7 winchester per un massacro” (entrambe con musiche di Francesco De Masi), in cui “Raoul” figurava come voce solista, nonché nel film “I giorni dell’ira” (con musiche di Riz Ortolani) di cui “Raoul” incise un suo remake.


Trascrizione della testimonianza di Ettore Lovecchio su Pino Rucher
Roma 4/marzo/2010
Pino Rucher, chitarrista e solista di numerose
colonne sonore da me cantate, di cui mi ricordo con
particolare ammirazione “Arizona Colt”, “7 winchester 
per un massacro” e “I giorni dell’ira”.
Sento una enorme gratitudine verso un musicista
poliedrico ed un signore di animo.
Ti ricordo sempre ciao

Ettore Lovecchio
(Raoul)

Alessandro Ferri con Federico Savina nel 2010

Federico Savina (Torino, 9 giugno 1935 – Roma, 10 maggio 2023) è stato un fonico e musicista italiano.
Nel 1984, ricevette una nomination dalla British Academy Film Award per il miglior sonoro per il film “La traviata” diretto da Franco Zeffirelli.
Fratello del noto compositore di colonne sonore e direttore d’orchestra Carlo Savina, dopo aver frequentato il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, iniziò la sua attività nel campo della registrazione sonora nei primi anni Sessanta. Ricercatore e realizzatore dei primi generatori e strumenti musicali elettronici per il Cenacolo Musicale di Roma, diretto da Franco Evangelisti, fu collaboratore del Gruppo di Nuovo Consonanza. Entrò nello specifico settore di registrazione film presso la Fonolux di Roma, sotto la direzione di Paolo Ketoff. Continuò per 17 anni presso lo Studio di Registrazione cinematografico International Recording di Roma per poi trasferire la sua attività di fonico freelance per Musica e Film negli Studi Davout di Parigi e CTS Wembley di Londra, collaborando a più di trecento film diretti dai registi Federico Fellini, Michelangelo Antonioni, Luchino Visconti, Dario Argento, Joseph Losey e con i compositori Alessandro Cicognini, Nino Rota, Ennio Morricone, Jerry Goldsmith, Leonard Bernstein.


Trascrizione dell’intervista di Federico Savina su Pino Rucher
Un’altra caratteristica del M° Pino Rucher esecutore, era la capacità di adattarsi o di adattare, se necessario, la sua caratura interna di natura jazzistica o classica o altre forme che in questo momento non saprei esprimere, ma aveva quella capacità classica del grande interprete e cioè interpretare nota per nota nell’ambito della scrittura, in che modo? Giocando sugli anticipi microscopici, piccolissimi ma che danno sempre quella intensità di andare, di raccontare, no, anticipo nella parola classica della parola, che vuol dire essere davanti agli altri, essere in prima fila, no, davanti e poi c’è un’orchestra che segue; mio fratello quando dirigeva diceva: «Ci sono in un’orchestra i rimorchiati e i rimorchiatori, i rimorchiati possono stare a casa, i rimorchiatori continuino». Però un rimorchiatore sta davanti, invece, essere in prima fila, perché io son quello che sta dettando la musicalità di questo pezzo e la musicalità del pezzo è fatta di che cosa? Di un parlato, di un’intenzione musicale, per cui ogni nota è diversa dall’altra, nel rispetto preciso di quella che era l’intenzione del maestro, del compositore, di chi ha scritto la musica; e questi sono piccoli anticipi, piccoli ritardi, abbellimenti, mai uguali, costanti nel tempo, ma, secondo quello che dice la musica, e quel respiro fatto in anticipo, e quel respiro fatto dopo, e quel respiro lasciato un attimo, ma ripreso, e questi piccoli movimenti nell’interno di una cosa che cammina identificano quello che sta in prima fila e che è vestito di bianco rispetto a tutti gli altri che hanno vestiti diversi. Questo che ho appena detto è verificabile, è sentibile se si pone attenzione in alcune parti del tema che il M° Pino Rucher suona nel film “Il Clan dei Siciliani”. L’attento esame di questo pezzo scritto dal M° Morricone per il film “Il Clan dei Siciliani” proprio verifica questo: lui suona un tema melodico, suonato con la chitarra e le note sono, scusate il termine, puntute, cioè sono secche, precise, non sono, pur essendo scritto musicalmente, credo, esattamente quadrato, non ci sono due note che capitino metronomicamente nello stesso tempo, una nota è lievemente anticipata, una serie di note sono, specialmente gli attacchi delle frasi, alcune ritardate, e questo ondeggiare sopra una base precisa conferisce al pezzo un senso di voglio andare avanti, vado avanti e di determinazione e nel film “Il Clan dei Siciliani” ha una determinazione ben precisa e lo distingue il ritmo dell’orchestra che accompagna questa melodia, ma questa melodia ha un qualche cosa di sapore che si stacca dal resto dell’accompagnamento e si stacca per definire che cosa? L’interpretazione dell’esecutore, in questo caso il nostro Pino Rucher, che riesce a modulare piccole, bisogna stare attenti per sentirle, ma ci si accorge che lui sta davanti, tira, non tira l’orchestra nel senso che l’orchestra ritarda, ma dà, dà lancio all’orchestra, e questo accoppiato ad un’immagine che ha un suo carattere aiuta a definire l’immagine stessa, un’immagine positiva oppure un’immagine negativa se fosse suonato in maniera completamente diversa.

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