sabato 22 agosto 2015

ALESSANDRO FERRI CON PERSONAGGI NOTI

Alessandro Ferri, nato a Manfredonia il 22 agosto 1985, ottiene nel 2012 il diploma in chitarra classica presso il Conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari. Nel 2016 consegue la laurea specialistica in Scienze agrarie presso l’Università di Foggia. Dal 2002 fa parte della Corale polifonica “César Franck”. Alessandro Ferri è nipote del noto chitarrista Pino Rucher (1924-1996).


Alessandro Ferri ha fatto vari masterclass organizzati dal M° Pasquale Scarola (docente di chitarra classica del Conservatorio di Bari), con grandi musicisti: Aniello Desiderio, Roland Dyens, Lorenzo Micheli, Antonio Onorato, Luciano PompilioGiulio Tampalini e altri.

Nell’arco della sua esperienza artistica Ferri ha svolto anche l’attività di fotografo conoscendo vari personaggi della musica e dello spettacolo, tra cui Cristiano Angelucci (ex tronista di Uomini e Donne), Marcus Schenkenberg (modello e attore svedese), Tommy Vee (disc jockey e produttore discografico italiano).

Si riportano tra le altre foto quelle di Alessandro Ferri con il musicista Cristiano Godano (cantante e chitarrista, noto principalmente per la sua attività con il gruppo rock Marlene Kuntz) e con lo scrittore Maurizio De Tullio (autore di un’articolata biografia su Pino Rucher pubblicata nel suo libro Dizionario Biografico di Capitanata: 1900-2008, Foggia, Edizioni Agorà2009).








sabato 15 agosto 2015

Alessandro Ferri con Franco Migliacci e la signora Modugno

Alessandro Ferri con Franco Migliacci
e la signora Modugno (Franca Gandolfi) nel 2010

Alessandro Ferri con Franco Migliacci nel 2010

Alessandro Ferri con la signora Modugno (Franca Gandolfi) nel 2010

Franco Migliacci (Mantova, 28 ottobre 1930 – Roma, 15 settembre 2023) è stato un paroliere, produttore discografico, attore, editore musicale e talent scout italiano.
Viene notato a Firenze ad un concorso per giovani attori che gli fa vincere un soggiorno di tre giorni a Cinecittà e un modesto ruolo in un film di Nino Taranto.
Decide quindi di trasferirsi definitivamente a Roma e nel mondo del cinema dove lavora facendo la comparsa o partecipando a piccole parti in circa 18 pellicole.
Comincia quindi a lavorare negli sceneggiati per la televisione (fra cui ne “Il marziano Filippo, destinato alla tv dei ragazzi) e in numerosi radiodrammi.
Diventa illustratore per Il Pioniere diretto da Gianni Rodari.
Nasce la prima idea di Migliacci nel giugno del 1957. In una giornata che si prospetta negativa, Migliacci, preso dallo sconforto, ha un’intuizione: mandare “a quel paese il mondo dipingendosi le mani e la faccia di blu per sparire nel blu, dipinto di blu. Modugno si entusiasma all’idea e alle prime parole di Migliacci. Durante 6 mesi di lavoro, Modugno ha l’intuizione del ritornello Volare oh oh, accompagnato dal gesto liberatorio delle braccia spalancate come se fossero ali. Nel 1958 viene pubblicata la canzone Nel blu dipinto di blu, presentata al Festival di Sanremo, dove si classifica al primo posto, e all’Eurovision Song Contest (in programma ad Hilversum, Paesi Bassi), dove si classifica al terzo posto, diventando in brevissimo tempo un successo planetario.
Volare” è soltanto la prima tappa di una lunga collaborazione con Modugno che continuerà con brani di grande successo come “Pasqualino MaragiàIo” e “Farfalle.
Nel 1960 interrompe la collaborazione con Modugno cominciando a lavorare come “battitore libero.
Scrive in questo periodo per Mina, Milva, Gianni Meccia (del quale è anche scopritore e produttore), Fred Bongusto, Rita Pavone, Giancarlo Guardabassi e Patty Pravo, ma i successi più grandi arrivano con Gianni Morandi, per il quale scrive successi come “Andavo a cento all’oraFatti mandare dalla mamma a prendere il latteIn ginocchio da te e C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones.


Trascrizione della testimonianza di Franco Migliacci su Pino Rucher
Roma, 5 maggio 2008
Come autore puoi avere grandi idee, 
come produttore puoi scoprire grandi talenti, 
ma quando devi registrare le basi musicali 
hai bisogno di grandi musicisti. 
C’era un grande Pino Rucher alla chitarra 
per i primi successi di 
Rita Pavone “Che m’importa del mondo”
Gianni Morandi “Andavo a cento all’ora”
Mina “Tessi, tessi” 
e le canzoni della colonna sonora 
del film “Per amore...per magia” cantate da
Mina e Gianni Morandi nel 1966. 
Il miracolo della musica è che dopo tanti anni 
può raggiungerti ancora il suono di quelle voci, 
di quelle note, di quella chitarra di Pino Rucher

Franco Migliacci

mercoledì 12 agosto 2015

Alessandro Ferri con artisti di Roma (marzo 2010)

Alessandro Ferri con artisti di Roma (marzo 2010)

Alessandro Ferri con Franco Potenza nel 2010

Franco Potenza, nome d’arte di Francesco Potenza (Roma, 23 gennaio 1922 – Roma, 6 settembre 2011), è stato un compositore, musicologo, direttore d’orchestra, di coro e di banda, conduttore radiofonico italiano.
Oltre alla vasta produzione nell’ambito delle colonne sonore per televisione, documentari e cinema, fra cui la composizione delle musiche corali del film “Il tormento e l’estasi candidato all’Oscar alla migliore colonna sonora, esperto di storia del folklore in Italia (grande successo ebbe la sua rubrica per la radio "Folklore in salotto", condotta dal 1969 al 1977), ha dedicato la sua vita alla conduzione di cori polifonici, per cui ha arrangiato circa 300 brani per 3, 4 e 5 voci.


Trascrizione della testimonianza di Franco Potenza su Pino Rucher
Roma 4/3/2010
Fra tutti gli strumenti che ci ha offerto la
Storia della Musica, di recente produzione,
comparsa verso gli anni ‘40, è la chitarra
elettrica. È uno strumento di non facile
comprensione per chi non è addetto ai lavori e
che si può accostare alla batteria.
È possibile far cantare questi due strumenti
traendone dolcezza e passione? Riprendendo un
concetto di B. Croce, possiamo dire che qualora
questi strumenti venissero suonati in modo da
creare emozione e dolcezza non troviamo
differenza tra essi e i violini. Tra i tanti
chitarristi che hanno avuto la capacità di
commuovermi, ricordo Pino Rucher che ha
lavorato per me in molti miei films e
documentari, tra cui “Dal nostro inviato in 
Danimarca”, in Stevenson (tutti i suoi film)
e in “E venne un uomo”, ecc.
Lo ricordo anche suonare la chitarra elettrica
da solista nei tanti films in cui ho
diretto i cori, tra cui “Fumo di Londra”,
“Io amo, tu ami”, ecc.
La scomparsa di Pino Rucher mi ha
addolorato come la perdita di un caro
amico

Franco Potenza

Alessandro Ferri con Ettore “Raoul” Lovecchio nel 2010

Il cantante Ettore Lovecchio (in arte “Raoul”), in un pensiero autografo scritto di suo pugno del 4 marzo 2010, rammenta Pino Rucher quale chitarrista solista nelle colonne sonore “Arizona Colt” e “7 winchester per un massacro” (entrambe con musiche di Francesco De Masi), in cui “Raoul” figurava come voce solista, nonché nel film “I giorni dell’ira” (con musiche di Riz Ortolani) di cui “Raoul” incise un suo remake.


Trascrizione della testimonianza di Ettore Lovecchio su Pino Rucher
Roma 4/marzo/2010
Pino Rucher, chitarrista e solista di numerose
colonne sonore da me cantate, di cui mi ricordo con
particolare ammirazione “Arizona Colt”, “7 winchester 
per un massacro” e “I giorni dell’ira”.
Sento una enorme gratitudine verso un musicista
poliedrico ed un signore di animo.
Ti ricordo sempre ciao

Ettore Lovecchio
(Raoul)

Alessandro Ferri con Federico Savina nel 2010

Federico Savina (Torino, 9 giugno 1935 – Roma, 10 maggio 2023) è stato un fonico e musicista italiano.
Nel 1984, ricevette una nomination dalla British Academy Film Award per il miglior sonoro per il film “La traviata” diretto da Franco Zeffirelli.
Fratello del noto compositore di colonne sonore e direttore d’orchestra Carlo Savina, dopo aver frequentato il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, iniziò la sua attività nel campo della registrazione sonora nei primi anni Sessanta. Ricercatore e realizzatore dei primi generatori e strumenti musicali elettronici per il Cenacolo Musicale di Roma, diretto da Franco Evangelisti, fu collaboratore del Gruppo di Nuovo Consonanza. Entrò nello specifico settore di registrazione film presso la Fonolux di Roma, sotto la direzione di Paolo Ketoff. Continuò per 17 anni presso lo Studio di Registrazione cinematografico International Recording di Roma per poi trasferire la sua attività di fonico freelance per Musica e Film negli Studi Davout di Parigi e CTS Wembley di Londra, collaborando a più di trecento film diretti dai registi Federico Fellini, Michelangelo Antonioni, Luchino Visconti, Dario Argento, Joseph Losey e con i compositori Alessandro Cicognini, Nino Rota, Ennio Morricone, Jerry Goldsmith, Leonard Bernstein.


Trascrizione dell’intervista di Federico Savina su Pino Rucher
Un’altra caratteristica del M° Pino Rucher esecutore, era la capacità di adattarsi o di adattare, se necessario, la sua caratura interna di natura jazzistica o classica o altre forme che in questo momento non saprei esprimere, ma aveva quella capacità classica del grande interprete e cioè interpretare nota per nota nell’ambito della scrittura, in che modo? Giocando sugli anticipi microscopici, piccolissimi ma che danno sempre quella intensità di andare, di raccontare, no, anticipo nella parola classica della parola, che vuol dire essere davanti agli altri, essere in prima fila, no, davanti e poi c’è un’orchestra che segue; mio fratello quando dirigeva diceva: «Ci sono in un’orchestra i rimorchiati e i rimorchiatori, i rimorchiati possono stare a casa, i rimorchiatori continuino». Però un rimorchiatore sta davanti, invece, essere in prima fila, perché io son quello che sta dettando la musicalità di questo pezzo e la musicalità del pezzo è fatta di che cosa? Di un parlato, di un’intenzione musicale, per cui ogni nota è diversa dall’altra, nel rispetto preciso di quella che era l’intenzione del maestro, del compositore, di chi ha scritto la musica; e questi sono piccoli anticipi, piccoli ritardi, abbellimenti, mai uguali, costanti nel tempo, ma, secondo quello che dice la musica, e quel respiro fatto in anticipo, e quel respiro fatto dopo, e quel respiro lasciato un attimo, ma ripreso, e questi piccoli movimenti nell’interno di una cosa che cammina identificano quello che sta in prima fila e che è vestito di bianco rispetto a tutti gli altri che hanno vestiti diversi. Questo che ho appena detto è verificabile, è sentibile se si pone attenzione in alcune parti del tema che il M° Pino Rucher suona nel film “Il Clan dei Siciliani”. L’attento esame di questo pezzo scritto dal M° Morricone per il film “Il Clan dei Siciliani” proprio verifica questo: lui suona un tema melodico, suonato con la chitarra e le note sono, scusate il termine, puntute, cioè sono secche, precise, non sono, pur essendo scritto musicalmente, credo, esattamente quadrato, non ci sono due note che capitino metronomicamente nello stesso tempo, una nota è lievemente anticipata, una serie di note sono, specialmente gli attacchi delle frasi, alcune ritardate, e questo ondeggiare sopra una base precisa conferisce al pezzo un senso di voglio andare avanti, vado avanti e di determinazione e nel film “Il Clan dei Siciliani” ha una determinazione ben precisa e lo distingue il ritmo dell’orchestra che accompagna questa melodia, ma questa melodia ha un qualche cosa di sapore che si stacca dal resto dell’accompagnamento e si stacca per definire che cosa? L’interpretazione dell’esecutore, in questo caso il nostro Pino Rucher, che riesce a modulare piccole, bisogna stare attenti per sentirle, ma ci si accorge che lui sta davanti, tira, non tira l’orchestra nel senso che l’orchestra ritarda, ma dà, dà lancio all’orchestra, e questo accoppiato ad un’immagine che ha un suo carattere aiuta a definire l’immagine stessa, un’immagine positiva oppure un’immagine negativa se fosse suonato in maniera completamente diversa.

domenica 9 agosto 2015

Alessandro Ferri con artisti di Roma (gennaio 2010)

Alessandro Ferri con artisti di Roma (gennaio 2010)

Alessandro Ferri con Stelvio Cipriani nel 2010

Stelvio Cipriani (Roma, 20 agosto 1937 – Roma, 1º ottobre 2018) è stato un musicista e compositore italiano.
Autore di colonne sonore cinematografiche, sin da giovane è stato avviato allo studio della musica. Ha composto le musiche per oltre 300 film tra cui “Anonimo veneziano che gli ha dato la fama mondiale vendendo 14 milioni di dischi. Ha lavorato, tra gli altri, con Steno, Mario Bava, Lucio Fulci, Carlo Lizzani, Stelvio Massi, Dino Risi e Luciano Ercoli. Alcuni dei suoi brani sono stati molto apprezzati da registi stranieri come Quentin Tarantino e inseriti in altri lungometraggi.
Conseguito il diploma in pianoforte e composizione presso il Conservatorio Santa Cecilia, si guadagnò da vivere suonando sulle navi da crociera e come accompagnatore di cantanti di musica leggera quali Rita Pavone, Tony Renis e Peppino Di Capri. Per un breve periodo negli Stati Uniti trovò anche l’occasione di essere seguito da Dave Brubeck.
Ritornato in Italia, iniziò a comporre colonne sonore con “The Bounty Killer e altri film di produzione minore, tra i quali il western Un uomo, un cavallo, una pistola del cui tema Henry Mancini realizzò un arrangiamento nel 1968 (A Man, a Horse and a Gun) che ottenne un buon successo discografico. Nel 1970 le musiche per Anonimo veneziano gli diedero una notevole popolarità facendogli vincere anche il Nastro d’argento. Si dedicò quindi ai generi cinematografici più diversi, soprattutto drammatici, gialli e horror. Dal 1972, con La polizia ringrazia, divenne uno dei principali autori di colonne sonore del filone poliziesco, con attori molto noti quali Tomas Milian, Franco Gasparri e Maurizio Merli. Compose anche musiche per alcuni sceneggiati televisivi, come Dov’è Anna? che riscosse un incredibile successo di pubblico, e per film di produzione statunitense quali Tentacoli e Piraña paura, primo film di James Cameron. Negli anni ottanta ottenne altri buoni consensi con le colonne sonore per Un povero riccoBlu elettrico e Don Bosco
Lavorò poi a molti documentari, al musical Maria di Nazareth. Una storia che continua... (con interprete principale nelle vesti di Maria il soprano Alma Manera) e ad alcuni brani su commissione della Santa Sede. Compose e diresse Tema di Karol e una Messa dedicata a Giovanni Paolo II. Firmò la canzone Turning round per il film Se ti piace... vai... e la sigla della serie TV anime Reporter Blues.


Trascrizione della testimonianza di Stelvio Cipriani su Pino Rucher
Roma 8-01-10
Era molto Bravo!
Era simpatico... Educato...
e soprattutto un Grande Professionista
... Peccato che non posso
più averlo come collaboratore
ed esecutore delle mie Colonne
Sonore... questa è la vita...
Rimangono i bei ricordi...
Ricordo “Testa t’ammazzo...”,
“Femina ridens”, “Una su 13”,
“L’uomo più velenoso del cobra”...
ecc...
Con profondo ricordo

Stelvio Cipriani

Alessandro Ferri con Franco Riva nel 2010


Trascrizione delle testimonianze di Franco Riva su Pino Rucher
Roma-25-09-08
Gent. Sig. Emiliano,
sono dispiaciutissimo di non poter
essere presente alla festa organizzata
per onorare il suo nonno Pino e contempo-
raneamente mi sento molto onorato
del suo invito.
Io con Pino ho trascorso una parte
non indifferente della mia vita e lo ricordo
sempre con molta simpatia. Pensi che io
mi sono sposato dopo che Pino è tornato
a Manfredonia, perciò mia moglie non lo
ha mai conosciuto; eppure di Pino conosce
nome, cognome e storia artistica, visto che
io gliene ho sempre parlato.
La mia conoscenza con suo nonno
risale a molto tempo fa; io allora
dirigevo saltuariamente l’orchestra di
ritmi moderni di Radio Roma (quella che
noi chiamavamo famigliarmente “l’orchestra
dei toscani”) ed un bel giorno mi sono
trovato un certo Pino Rucher seduto
al posto di Mario Gangi (chitarrista tito-
lare dell’orchestra) impegnato in un concerto
all’estero. Da quel momento il caso ha
voluto che non ci lasciassimo più per
molto tempo.
Il nostro rapporto, che all’inizio
era di reciproca stima professionale,
è diventato via via sempre più stretto,
tanto da sfociare in vera e propria
amicizia. Molto spesso ci trovavamo
anche al di fuori dei nostri impegni
professionali ed i nostri discorsi
finivano inevitabilmente in discus-
sioni tecnico-musicali.
Ho sempre ammirato in Pino
non solo il valore artistico ma anche
l’umanità e l’umiltà di cui era
impregnata la sua vita. Era un
perfezionista e ricordo che spesso, quando
lo invitavo a passare una serata al
cinema, mi rispondeva: “Mi scusi tanto,
maestro, ma questa sera vorrei proprio
esercitarmi un po’ allo strumento, sia
per non perdere l’agilità, sia perché sto
cercando di mettere su un nuovo brano
americano che è una bomba!” E dicendo
questo gli occhi gli si illuminavano.
Ecco, Pino era così: schietto, sincero,
innamorato pazzo del suo strumento e
della musica. Quante volte abbiamo
perso delle ore per cercare il modo più
originale per armonizzare una linea me-
lodica! Era un esercizio che ci mandava
in brodo di giuggiole.
Poi, un bel giorno, tutto questo è
finito. Pino mi disse: “Io ritorno a
Manfredonia; ma se per caso lei, Maestro,
avesse bisogno di me, mi faccia una
telefonata ed io la raggiungerò imme-
diatamente”. Io mi sono sempre trattenuto
dal telefonargli per rispettare la sua deci-
sione e così il nostro rapporto è finito
ma non è finito il mio ricordo per questo
grande musicista e grande amico che sento
ancora sempre vivo e presente accanto
a me. Sig. Emiliano, lei ha avuto un grande nonno!

Franco Riva

Ho avuto la fortuna di conoscere
Pino Rucher con il quale ho molto
lavorato a partire dalla metà degli
anni ‘50 e poi anche nei primi
anni ‘80.
Tra la miriade di incisioni in cui
mi sono avvalso degli assoli di Pino
Rucher rammento molte incisioni con
Claudio Villa ed altri cantanti
Ricordo la chitarra elettrica solista
di Pino Rucher in varie colonne sonore
da me curate, tra cui: Meravigliosa, 
Quanto sei bella Roma, Fontana di Trevi,
Scanzonatissimo.
Mi torna in mente Pino Rucher anche 
quale chitarrista dell’esordio di Milva
e delle prime incisioni della cantante
che io preparavo musicalmente e di cui
curavo gli arrangiamenti sotto l’incarico
della RAI per l’orchestra Angelini.
Quando Pino si ritirò da Roma mi disse di
non esitare a chiamarlo per condividere
nuovi progetti, ma purtroppo dopo pochi anch’io
interruppi l’attività in RAI.
Ora alla soglia dei 90 anni ancora ne sento
la nostalgia

Franco Riva

Alessandro Ferri con Edda e Giacomo Dell’Orso nel 2010

Giacomo Dell’Orso, noto anche con lo pseudonimo di Oscar Lindok, è stato un compositore, arrangiatore e polistrumentista italiano, marito della più nota cantante Edda Dell’Orso.
Dopo la laurea in matematica intraprese la carriera musicale. A partire dagli anni ‘60 iniziò a collaborare con il cantante Nico Fidenco e al contempo incominciò la sua carriera come compositore di colonne sonore.
Oltre alle colonne sonore pubblicò album destinati al mercato delle sonorizzazioni Rai, in particolare utilizzando lo pseudonimo di Oscar Lindok. Sempre in Rai lavorò insieme al direttore d’orchestra Pippo Caruso nelle trasmissioni a lui affidate.
Durante la sua carriera compose anche musica da organo da utilizzarsi durante le celebrazioni cattoliche.

Edda Sabatini, coniugata Dell’Orso (Genova, 16 febbraio 1935), è una cantante italiana.
Per la sua attività nel mondo musicale ha sempre usato il cognome del marito, il noto compositore e pianista Giacomo Dell’Orso; la sua voce da soprano è legata principalmente alla colonna sonora del film “Giù la testa” di Sergio Leone, scritta da Ennio Morricone.
Genovese, si trasferisce a Roma con la famiglia; si diploma nel 1956 in canto e pianoforte all’Accademia nazionale di Santa Cecilia di Roma, e comincia l’attività come corista nel gruppo corale di Franco Potenza.
Nel 1958 sposa Giacomo Dell’Orso, conosciuto all’Accademia nel 1952 e da cui avrà un figlio e una figlia; dopo due anni entra nei "Cantori Moderni" di Alessandroni, dove ha modo di partecipare all’incisione di molti 45 giri di artisti della RCA Italiana.
È appunto durante queste registrazioni, dove spesso è presente come arrangiatore Ennio Morricone, che il maestro nota la voce da soprano, con un’estensione di tre ottave, della Dell’Orso, e decide di affidarle delle parti da solista nella realizzazione di alcune colonne sonore, tra cui le più note di questo periodo sono “Il buono, il brutto, il cattivo” nel 1966 e “C’era una volta il West” nel 1968, entrambe di Sergio Leone.


Trascrizione della testimonianza di Edda Dell’Orso su Pino Rucher
Roma, 19-1-2010
Posso solo dire che mi ricordo la sua
figura professionale di chitarrista elettrico
solista di tante colonne sonore registrate
insieme.
Mi è rimasto impresso il suo sorriso dolce
e gentile.

Edda Dell’Orso

Alessandro Ferri con Enzo Gioieni nel 2010

Autorevole è il ricordo del cantante Enzo Gioieni su Pino Rucher.


Trascrizione della testimonianza di Enzo Gioieni su Pino Rucher
Roma, 19/1-2010
Ricordo con piacere il nome
di Pino RUCHER un uomo e
artista professionale Vero!
Lo ricordo in qualità di
chitarra elettrica solista
in tanti film, tra cui
“Per un pugno di dollari”,
“Per qualche dollaro in più”,
“Il buono, il brutto, il cattivo”

Gioieni Vincenzo

giovedì 6 agosto 2015

Alessandro Ferri con Alfio Galigani

Alessandro Ferri con Alfio Galigani nel 2009

Alessandro Ferri con Alfio Galigani nel 2009


Trascrizione della testimonianza di Alfio Galigani su Pino Rucher
Roma 18/8/2008
Professionista attivo ha svolto una intensa
attività alla RAI sotto la direzione dei maestri più affer-
mati che conoscevano le sue ottime qualità jazzistiche
come solista, sia per piccolo complesso che in Big Band
Appassionato ammiratore di Barney Kessel, aveva
tirato giù dai dischi una raccolta delle sue esecuzioni.
Ne andava fiero e ha ricevuto tanti complimenti da
chi ha avuto la fortuna di poterlo ascoltare.
Frequenti le sue apparizioni nelle orchestre RAI e
Tv. Abbiamo suonato insieme in tante occasioni, ma di que-
ste non abbiamo foto ricordo e visivo. Peccato, perché poi
nella vita arriva il momento che il passato riaffiora nella
mente e i ricordi della nostra attività musicale ci
fanno rivivere una dolce e lieta nostalgia.
Quel che sicuramente resta è il rapporto umano,
lamicizia che mi legava con Pino. Ci volevamo
bene e i nostri incontri di lavoro o occasionali
erano sempre di reciproca contentezza.

Alfio Galigani

lunedì 3 agosto 2015

Alessandro Ferri con artisti di Roma (giugno 2009)

Alessandro Ferri con artisti di Roma (giugno 2009)

Alessandro Ferri con Fausto Cigliano nel 2009

Fausto Cigliano (Napoli, 15 febbraio 1937 – Roma, 17 febbraio 2022) è stato un cantante, chitarrista e attore italiano, popolare soprattutto negli anni cinquanta e sessanta.
Figlio di un comandante dei Vigili Urbani, vince il Festival di Napoli nel 1959 con la canzone Sarrà chi sà, cantata assieme a Teddy Reno. Negli anni cinquanta prende parte ai film Classe di ferroGuardia, ladro e camerieraRagazzi della marinaCerasellaPartecipa alle edizioni del Festival di Sanremo dal 1959 al 1962, e si ripresenta nel 1964 interpretando il brano E se domani, che diverrà un notevole successo nella versione di Mina.


Trascrizione della testimonianza di Fausto Cigliano su Pino Rucher
Ricordo sempre con “intensità” e
nostalgia la chitarra elettrica di
Pino Rucher che mi ha accompa-
gnato a Sanremo e in tante
incisioni, tra cui il disco “Sarrà 
chi sà - Scurdammoce ’e ccose d’o 
munno e il disco “Tu si tu”, “L’ammore 
fa parlà napulitano” con l’orchestrazione
di Ennio Morricone; proprio con
Ennio Morricone incisi “Nuddu” e sempre
in quella colonna sonora del film “Un 
bellissimo novembre” riascolto sempre
con emozione l’assolo di Pino Rucher.
Caro Pino Rucher essendo anch’io chitar-
rista il mio trasporto e giudizio sul tuo
stile sarà sempre presente!!!

Fausto Cigliano

Alessandro Ferri con Toni Santagata nel 2009

Toni Santagata, anche nella grafia Tony Santagata (SantAgata di Puglia, 9 dicembre 1935 – Roma, 5 dicembre 2021), è stato un cantautore e cabarettista italiano. All’anagrafe Antonio Morese, scelse il nome d’arte per eterna fedeltà al suo paesino medievale Sant’Agata di Puglia, in cui conservò la residenza, benché dimorasse a Roma, dove cominciò la sua carriera, fatta di successi discografici, partecipazioni a trasmissioni radio e TV in qualità di cantante, cabarettista e conduttore, concerti in giro per l’Italia e tournée mondiali, che lo portarono ad esibirsi al mitico “Madison Square Garden” di New York.
Uomo di spettacolo a tutto tondo, scrisse la nota canzone “Squadra Grande” (sigla TV di Gold Flash – Domenica Sprint), ma soprattutto ottenne una grande popolarità con le sue canzoni in dialetto, quali “Quant’è bello lu primm’ammore”, “La zita”, “Li strascenete”, “Lu Maritiello” (quest’ultima da lui lanciata alla trasmissione Canzonissima 1974/75).
Il cantante dei Monti Dauni ricordò più volte i suoi studi al Liceo Classico di Manfredonia, città natale del chitarrista Pino Rucher, di cui Santagata si avvalse per alcune incisioni, come la canzone “E mi vien voglia”, particolarmente amata dal cantante e da lui inserita come sottofondo del suo sito ufficiale, con la struggente chitarra di Rucher in assolo e a chiusura del brano, quale suggello di un testo molto evocativo, che descrive il calore di un borgo paesano.
Toni Santagata era un uomo solare e ricco di verve, ma nel contempo piuttosto nostalgico, e, in occasione di uno spettacolo tributo al chitarrista Pino Rucher, volle inviare un suo pensiero di commosso ricordo del collega, che venne letto nella piazza del duomo di Manfredonia il 5 ottobre 2008, in una serata condotta dal critico musicale Dario Salvatori e dalla soubrette Floriana Rignanese, la quale con il dovuto trasporto diede lettura del pensiero di Toni Santagata.


L’amabile scrittura di Toni Santagata, che tanto si è attivato per il recupero del dialetto, quale veicolo di saggezza popolare, traspare fulgida in questo prezioso omaggio poetico al chitarrista Pino Rucher e inoltre rappresenta un attestato di amore per Manfredonia, per i ricordi degli studi classici e dell’adolescenza del cantante, il quale ripaga Rucher per avergli offerto la sua preziosa chitarra nell’incisione della canzone “E mi vien voglia”, evocante Sant’Agata di Puglia.

Trascrizione della testimonianza di Toni Santagata su Pino Rucher
Mio carissimo Pino Rucher,
Tu, a quest’ora, sarai certamente affacciato alla
finestra della tua nuvola, dove dimori con tutti i grandi
musicisti. Hai un’occasione unica: chiama vicino a
te un altro illustre maestro, il nostro “comprovinciale” Umberto
Giordano e fallo partecipe di questa scena incomparabile:
mostragli il golfo affatato di Manfredonia con il porto
trapuntato da mille lucine accese, e, un po’ più su, a
qualche centinaio di metri, una magica piazza, dove si sta
svolgendo la manifestazione che tu hai sempre sognato.
Là, nella sacra piazza del Duomo, a pochi metri dal
monumento a Papa Giovanni XXIII, stanno festeggiando
proprio te, caro Pino. Un tuo degno nipote, Emiliano,
ha pensato di invitare tanti artisti, cantanti e musici-
sti per elogiare la tua arte. Chi ti scrive è un tuo
amico, Toni Santagata, che tu conoscesti a Roma
tra la fine degli anni 50 e i primi anni 60 e con la
tua chitarra desti un tocco di classe alla regi-
strazione di alcune sue canzoni (di successo?!) Eri fantastico:
poche prove ti bastavano per interpretare motivi a te sconosciuti.
Avevi un tocco morbido, quando il brano volgeva al senti-
mento; ma sapevi, come pochi, trovare la pennata giusta per
accordi e ritmi incalzanti. Modernissimo, primo tra tanti
colleghi, avevi saputo piegare la tua chitarra elettrica a movi-
menti ritmici di provenienza americana, a colori pretta-
mente italiani: i tuoi colori!! Ricordo che, dopo averti
spiegato quale era il mio linguaggio musicale, il messag-
gio che volevo esprimere, sapevi soddisfare il mio desiderio e
dare il tuo contributo di raffinato musicista alle mie compo-
sizioni. Cantabili sì, ma filtrate attraverso la “vera”
cultura della nostra più sofisticata tradizione. Niente
arpeggi banali, ripetitivi, quelli usati da pseudo-musici-
sti che usano tre accordi all’infinito, spesso approssimativi.
(Dove intellettuali da strapazzo credono di trovare
l’autenticità della nostra musica popolare!) La tua era
un’arte pura, colta come tu eri, e come io, autore dei brani,
ti chiedevo di essere. Quando le nostre chitarre, in quelle
occasioni, si sono intrecciate, hanno prodotto suoni precur-
sori e innovativi.
Grazie Pino, questo è il momento di ricordare un’intesa
interrotta qualche anno fa, quando con nostalgia si parlava
dei miei anni di scuola a Manfredonia, delle ragazze
tutte bellissime a illuminare il Corso sempre in festa,
delle passeggiate al Castello e all’acqua di Cristo. Si parla-
va del golfo incantato con le cento barche a vela bianca,
la cui visione mi stregò la prima volta in cui il treno mi
portò in questa città e che io, da sempre, ho eletto a
mia seconda patria. Un bacio, Pino Rucher, goditi
questo tuo splendido momento, te lo meriti. Speriamo
di rinnovarlo ancora. Un bacio anche a te, Manfredonia
tutta, da Antonio Morese “in arte”

Toni Santagata